Un po di tempo fa mi hanno chiesto di suonare in concerto ad una manifestazione dedicata al cioccolato, così ho deciso di partecipare con una formazione particolare....flauto e arpa celtica! E' stato fantastico!
In questi giorni ho avuto l'opportunità di guardare da vicino il mondo incantato della musica celtica: una dimensione quasi "senza tempo" dove non importa quanti anni hai perché tutto è semplicemente magico. Le melodie, le arie, le danze...e quando le eseguo mi sembra di tuffarmi completamente in un'atmosfera di sentimenti, emozioni, immagini...
Non sono un'esperta del genere, ma lo trovo assolutamente divertente e interessante. In questa vita così caotica, mi permette di aprire uno squarcio in cui esisto solo io, la mia fantasia e le mie emozioni.
Vi propongo una fiaba narrata durante il concerto con sottofondo di arpa celtica. Leggerla e sentire le melodie suonate è stato come vivere questa fiaba....con i suoni che animavano le immagini nella mia mente...
Il bugiardo irlandese
(fiaba irlandese)https://www.youtube.com/watch?v=mrH5DEQM-7c |
La
notizia del proclama si sparse per il mondo, e raggiunse anche l'
Irlanda dove allora vivevano una povera vedova e suo figlio che era
un celebre bugiardo. Una sera il ragazzo tornò a casa e disse:
-
Sarei sorpreso se non potessi conquistarmi la figlia del re. Datemi
la vostra benedizione, madre, perché domani parto. Il mattino
seguente il bugiardo irlandese partì per la sua avventura. Viaggiò
a lungo e alla fine giunse alla reggia del re. Alle porte venne
fermato dalle guardie:
- Ehi, tu! Dove vai piccolo irlandese?
-
Vado dal vostro re, per sposare sua figlia, - rispose il bugiardo.
- Cosa pensi del mio bestiame?
- Cosa
penso, Vostra Maestà? Questi non sono armenti, non è bestiame, non
è niente.
Dovreste vedere il bestiame di mia madre! - Esclamò
il bugiardo irlandese.
- E cos'hanno di speciale ? - chiese il re
dell'Est.
- Cos'hanno di speciale, Vostra Maestà? Sono così
grandi che una volta, sotto una foglia di una di quei cavoli sì poté
fare un banchetto di nozze. Sapete, era venuto a piovere e gli
invitati in cortile si bagnavano.
- Uhm, Uhm,- borbotto il re
dell' Est, e condusse il bugiardo in un orto vastissimo, che era
stato coltivato a fave.
- Ora dimmi che cosa pensi delle mie
fave,- domandò.
- Cosa penso, Vostra Maestà? Perché queste
sono fave? Non sono fave e non sono niente! Dovreste vedere le fave
dell'orto di mia madre! - esclamò il bugiardo irlandese.
-
Cos'hanno di speciale, Vostra Altezza Reale ? Sono piante così alte
che la punta della più corta raggiunge le nuvole. Una volta, quando
i boccelli erano maturi, andai con un sacco per raccogliere le fave
da una pianta. Mi arrampicai di foglia in foglia, cogliendo le fave e
buttandole nel sacco. Quando questo fu pieno, lo gettai a terra e
continuai a salire, finché arrivai tra le nuvole. Lì vidi una casa
e sul muro c'era una pulce. Siccome avevo bisogno di una nuova borsa,
la uccisi e la spellai: ma la pelle era sufficiente per nuove borse.
Quando poi cominciai a scendere le foglie erano già secche, e si
ruppero sotto i miei piedi. Subito dopo l'intero gambo della pianta
si spezzò. Io caddi, e precipitai in un gran dirupo. Siccome ero
rimasto conficcato tra due rocce e non riuscivo a liberarmi, trassi
di tasca il mio coltello, mi tagliai la testa e la mandai a casa per
avvisare i familiari di ciò che era successo. Lungo la strada la mia
testa incontrò una volpe e quella briccona la afferrò in bocca.
Questo mi seccò moltissimo. Perciò saltai via e gli corsi dietro, e
quando la raggiunsi le tagliai un pezzo di coda col coltello. E sulla
coda c'era scritto che vostro padre era stato servo di mio padre!
- Questa è una menzogna, una menzogna, una menzogna! - urlò il re arrabbiato.
- Questa è una menzogna, una menzogna, una menzogna! - urlò il re arrabbiato.
- Lo so, Vostra Maestà - rispose il bugiardo
irlandese.
- Ma voi stesso mi avete invitato a dirla. Ora, come
punizione, dovete darmi vostra figlia in sposa.
E così fu che il
povero irlandese ottenne la mano della figlia del re dell'Est.
Venne
preparato uno splendido banchetto, che durò un anno intero, e
l'ultimo giorno fu allegro e chiassoso quanto il primo